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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Francesco Guccini

Non so che viso avesse

Mondadori, Pag. 225 Euro 18,00
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Sottotitolo: quasi un'autobiografia. Quel quasi mi insospettiva, ma me ne ero data una spiegazione. Mi ero detta: parlerà di sé, un po' raccontando e un po' divagando, come quando si mescolano ricordi e pensieri. E all'inizio infatti Guccini racconta della sua infanzia, cominciando con l'ambientazione nella suggestiva cornice del mulino dei nonni. Io sono sensibile ai mulini, perché ne ricordo uno anch'io, e mi sono lasciata intenerire, anche se lui la faceva un po' lunga partendo dagli antenati.

Intanto inseriva qualche flash relativo alla guerra. Ne ha vista poca, perché era piccolo, ma qualche rischio l'ha corso anche lui, e gli possiamo consentire di strapparci un brivido. La storia comincia ad assumere qualche aspetto gustoso dopo il trasferimento della famiglia a Modena, città odiata ma teatro di tante preziose esperienze giovanili, lì fra la via Emilia e il West. Primo lavoretto nella redazione di un giornale, a diciott'anni, (con la parentesi di un'agghiacciante esperienza come istitutore in collegio per figli di postelegrafonici, presto finita). Poi le prime penose esperienze musicali nelle balere, indossando l'obbligatoria divisa. Consisteva in una giacca a scacchettoni variopinti (che vergogna) e pantaloni bianchi. Ricorda con nostalgia le sue chitarre giovanili, a volte prese in prestito. I primi pezzi scritti da lui e le esibizioni nei locali di Bologna, fra cui la mitica Osteria delle Dame, aperta con la collaborazione di un frate. Raccontando e divagando escono fuori curiosità, episodi divertenti, personaggi del mondo musicale degli anni '60 e '70, visti com'erano ai loro esordi. Ci sono momenti mitici come la nascita della famosa Locomotiva, poi portata in tutti i concerti come una specie di firma. Ci sta la storia paradossale di Dio è morto, canzone censurata dalla Rai e trasmessa invece da Radio Vaticana.

Ti aspetti che il libro vada avanti più o meno così per tutto il tempo, non esaltante ma simpatico. Invece ecco una sorpresa. All'improvviso volti una pagina e trovi un titolo lapidario: Vita e opere di Francesco, di Aberto Bertoni. E' un colpo. Lì per lì ti viene addirittura il sospetto che il poverino sia morto a metà della stesura, ma poi no, trovi rassicurazione nella rilettura della biografia. La data di morte non c'è. Il tono cambia del tutto, e il libro si trasforma in un trattato, un saggio critico che vuol essere preso molto sul serio: come dire fin'ora abbiamo scherzato, ora si studia. Accuratezza, precisione, approfondimento, e purtroppo toni piuttosto accademici. Così si parla di momenti alti... uso magistrale di... fuoco tematico... topos... Gli appassionati di Guccini avranno la gioia di trovarci i testi delle canzoni e molte notizie importanti. I lettori come me, delusi dall'interruzione del racconto autobiografico, possono consolarsi con le numerose citazioni che il Bertone trae da altri libri autobiografici di Guccini. Ma che operazione curiosa!



di Giovanna Repetto


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Francesco Guccini

Dizionario delle cose perdute

Mondadori, Pag. 142 Euro 10,00

Mi aveva incuriosita l'intervista rilasciata a Fabio Fazio in 'Che tempo che fa', su Rai tre. Guccini era stato simpatico e confesso che era riuscito a crearmi aspettativa. Ora, a lettura ultimata, devo ammettere un po' di delusione. Questo libro può acquistare un valore molto differente (nel senso che c'è un abisso!) in base all'età del lettore. Per chi come me ha conosciuto gli anni Cinquanta ha un forte potere evocativo, risveglia ricordi e in un certo senso consola. La sensazione di aver vissuto parte della vita su un altro pianeta, un mondo estinto di cui si è gli unici sopravvissuti, cede davanti alla possibilità di confrontarsi con ricordi simili ai propri, e di rimettere a fuoco immagini sfumate nella memoria, se non addirittura dimenticate.

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