Questo libro usciva in prima edizione il 17 Ottobre 1991. Da allora si sono succedute parecchie edizioni (con copertine diverse). Anche il Paradiso ha recensito più volte il prodotto (ed eccoci nuovamente qui). La domanda sorge spontanea: perché mai un prodotto del genere viene ristampato? La risposta potrebbe essere ampia. Nell’ultima edizione, prima di questa, per ovviare un po’ all’operazione dicevo che più del libro bisognava parlare dell’autore che, nel frattempo aveva scritto altre cose e soprattutto collaborato con altre persone.
Ora Paterlini non ha assolutamente bisogno di ulteriori premesse (ricordiamoci che è in libreria col suo ultimo libro, Confiteor, quello sì) e se proprio vogliamo superare l’empasse di una nuova presentazione, lasciamo la parola all’autore che, comunque, per una ragione esclusivamente editoriale, ha fatto una prefazione, crediamo noi, assolutamente indispensabile.
Ripubblicarlo oggi come un classico non è fare un’operazione di testimonianza, di memoria, un modo per ricordarci – o raccontare a chi non c’era – un’epoca passata se non remota, ma un modo per occuparci ancora del presente.
(…)  Uno. La società è cambiata. Ma evidentemente non abbastanza.
Due. Non si può pensare di sconfiggere nel volgere di pochi anni o di pochi decenni un tabù millenario come quello dell’omosessualità, incastonato tra la religione e il sesso, due dei grovigli più complessi della natura umana. Su questo dovremmo riflettere più spesso, e meglio, e agire di conseguenza.
Tre. La magia della letteratura permette a tutti di identificarsi in storie lontane nel tempo e nello spazio. Siano passati trent’anni o tre secoli.
Ma non è solo questo. La verità è che siamo ancora avvolti dall’invisibilità, perduti in una nebbia mortale da film di fantascienza.
E, aggiungo io, non basta urlare Fatti fottere, stronzo (un premio a chi indovina il film e chi ha detto la frase).

di Alfredo Ronci