RECENSIONI
Azadeh Moaveni
Viaggio di nozze a Teheran
Newton Compton, Pag. 332 Euro 14,90
Notizia del giorno (o meglio del momento): i ragazzi iraniani arrestati lo scorso giugno durante le proteste seguite alle elezioni truccate e vinte da Ahmadinejad (l'attuale dittatore premier), pare siano stati stuprati in carcere (maschi e femmine ovviamente). Della serie, evviva l'Islam omofobo e ipocrita peggio del peggiore cattolicesimo medievale. Ho come l'impressione che una notizia del genere dovrebbe far riflettere i tanti 'folgorati', pure italiani, sulla via di questa pseudo religione che qualche sinistrato deluso da Marx ha iniziato a caldeggiare in contrapposizione al bigottismo ariano-ratzingeriano. (Speriamo che i mullah nostrani mi tirino una Fatwa così il 'Paradiso' aumenta i contatti!). La notizia del momento si allaccia in un baleno al libro in questione. Azadeh Moaveni, giornalista iraniana ma residente a Londra e corrispondente per il Time a Teheran, viene spedita nella capitale a seguire le elezioni del 2005, quelle che hanno sancito la vittoria del barbuto omofobo. Oltre a ritrovare parenti e usanze, la Moaveni ci accompagna per le vie di una capitale che i suoi occhi vedono prima di tutto molto diversa da come la descrivono i quotidiani occidentali sempre pronti a indicare il cattivo. Poi, la sua penna ci fa conoscere le peripezie burocratico esistenziali che un povero iraniano è costretto a subire all'interno di un Paese che, ancora prima della canaglia di Georgebushiana memoria, era già governato da una dittatura religiosa. La Moaveni però ci porta a conoscenza di come queste ferree regole esteriori erano poi, nel privato, disattese, di come in farmacia si comprasse droga, dell'alcol consumato nelle case o nei bar, del vestiario 'ammorbidito' dalle imposizioni estetiche come Allah comanda (folgorante una scena in cui la giornalista si mette a strillare all'agente donna dell'aeroporto che l'aveva rimproverata di portare il velo lento e non ricordo per quale altra grave infrazione estetica).
Poi, la nostra corrispondente, come in tutte le storie in cui entra, prepotente, l'imprevisto, s'innamora. Lui è bello, colto, filo occidentale e di buona famiglia, ed è iraniano. A quel punto le cose cambiano. Primo, perché le elezioni le vince a sorpresa il cattivo barbuto (fra l'indifferenza generale di una popolazione iraniana che dava per scontata la vittoria del riformista Kathami e non era andata a votare), secondo perché decide, nonostante tutto, di restare in Iran e di provare a vivere una vita insieme nel suo Paese. Terzo, perché le nasce un figlio. Ovviamente non sappiamo se le cose siano andate realmente così (il libro in fondo è un romanzo, anche se giocato sul reportage veritiero a autobiografico), tuttavia le regole e le pastoie di un regime che, a poco a poco, si fa sempre più insostenibile, costringono la nostra reporter a fuggire via. Mai decisione fu più saggia, verrebbe da dire visti gli eventi. Il libro, in certi punti, irrita. C'è lei che è costretta a riferire a uno sconosciuto superiore, un Mister X del regime che le controlla cosa scrive, i toni, che la rimprovera se usa quelli troppo severi contro la repubblica di Allah, ma le permette di dissentire con moderazione in modo da far vedere al mondo che anche lì c'è, in fondo, libertà di pensiero. Bei tempi, il 2005 pre-elettorale, visto il presente iraniano. Un presente in cui vieni ucciso in strada (come Neda, la ragazza ammazzata nei giorni delle proteste di giugno) dai guardiani della rivoluzione e dalle milizie Banji, temibili ragazzotti filo Ahmadinejad, figli di un popolo povero e vessato che come unica consolazione alla propria miseria ha ricevuto in dono un Dio punitivo, maschio, bigotto, e vendicativo e che però permette loro (oltre che di uccidere gli infedeli) di ascoltare Eminem. Miracoli della fede. Povera razza umana!
di Adriano Angelini
Poi, la nostra corrispondente, come in tutte le storie in cui entra, prepotente, l'imprevisto, s'innamora. Lui è bello, colto, filo occidentale e di buona famiglia, ed è iraniano. A quel punto le cose cambiano. Primo, perché le elezioni le vince a sorpresa il cattivo barbuto (fra l'indifferenza generale di una popolazione iraniana che dava per scontata la vittoria del riformista Kathami e non era andata a votare), secondo perché decide, nonostante tutto, di restare in Iran e di provare a vivere una vita insieme nel suo Paese. Terzo, perché le nasce un figlio. Ovviamente non sappiamo se le cose siano andate realmente così (il libro in fondo è un romanzo, anche se giocato sul reportage veritiero a autobiografico), tuttavia le regole e le pastoie di un regime che, a poco a poco, si fa sempre più insostenibile, costringono la nostra reporter a fuggire via. Mai decisione fu più saggia, verrebbe da dire visti gli eventi. Il libro, in certi punti, irrita. C'è lei che è costretta a riferire a uno sconosciuto superiore, un Mister X del regime che le controlla cosa scrive, i toni, che la rimprovera se usa quelli troppo severi contro la repubblica di Allah, ma le permette di dissentire con moderazione in modo da far vedere al mondo che anche lì c'è, in fondo, libertà di pensiero. Bei tempi, il 2005 pre-elettorale, visto il presente iraniano. Un presente in cui vieni ucciso in strada (come Neda, la ragazza ammazzata nei giorni delle proteste di giugno) dai guardiani della rivoluzione e dalle milizie Banji, temibili ragazzotti filo Ahmadinejad, figli di un popolo povero e vessato che come unica consolazione alla propria miseria ha ricevuto in dono un Dio punitivo, maschio, bigotto, e vendicativo e che però permette loro (oltre che di uccidere gli infedeli) di ascoltare Eminem. Miracoli della fede. Povera razza umana!
di Adriano Angelini
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Azadeh Moaveni
Lipstick jihad
Pisani, Pag. 358 Euro 15,00Brilliant! O: Witty! Ecco i sintetici "claims"(quelli che non si negano a nessuno, nemmeno a un dizionario dall'urdu in ciociaro) per un libro, da decantare in quarta di copertina dell'edizione paperbàcca - e quelli veri, della stampa nuiorchése, bostoniana, losangeleña non vanno più lontano (come senso, se non come numero di parole). Citando in apertura i crediti ricevuti dal testo nell'edizione USA, infatti, si qualifica l'Autrice come sensibile e acuta, divertente e precisa
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