Attualità
Venezia, la biennale e l'Harry's Bar
Se vi parlano di Piazza San Marco, se vi indicano il campanile, se vi nominano il Canal Grande, non date retta; il monumento più importante di Venezia è l'Harry's Bar. Quindi, eccoci qui che sfruttiamo un pretesto qualsiasi, in questo caso l'inaugurazione della Biennale d'Arte, per fare la nostra rituale visita all'Harry's. Una porticina a molla, durissima, nella quale d'inverno si ingolfano correnti gelate, una saletta che sarà al massimo cinquanta metri quadrati, un bancone vecchio stile con davanti sei ambitissimi sgabelli, qualche tavolino e poche sedie. Ma...
L'esibizione di Lady Gaga equivale ad una 'bella' recensione.
Carlo Giovanardi, a proposito dell'Europride di sabato 11 giugno, ha dichiarato che 500.000 persone hanno gioiosamente manifestato per le vie di Roma (detto da lui!), mentre altre 55.000 non hanno fatto altro che offendere con slogan e atteggiamenti il Papa e Santa Romana Chiesa.
Io non ho partecipato alla manifestazione, ma se è vero quel che l'ex ministro afferma, avrei voluto essere tra quei 55.000. Solo per rendere la pariglia ad un'istituzione che si è sempre distinta per la violenza con cui ha affrontato la 'questione omosessuale'
Gli antenati: Wilma, dammi la clava!
Recentemente si assiste ad una curiosa riscossa della terza età: sulla bocca di tutti ormai le imprese 'sessuali' di arzilli vecchietti in odor di san(t)ità. Che non hanno nulla a che vedere con le alberoniane differenze tra innamoramento o amore. Macché, nei casi specifici o si stupra o si fa il guardone di fronte ad affascinanti infermiere con il coté politique.
Peccato però che si sorvoli sulle potenzialità di questa umana 'categoria': noi personalmente vedremmo con piacere storie ed accadimenti sulla sacrosanta pruriginosità del nonno
Tre libri e un paese di poche speranze.
Italia di poche speranze. Tre libri per fare il punto della situazione – ammesso ve ne sia bisogno. Tre libri diversi, tre firme diverse (Ermanno Rea, Michele Ainis, Tina Anselmi) e cifre comuni: inclinazione verso il torbido, allegria ridanciana ma mendace, irresponsabilità costituzionale a fronte di quattro gatti che hanno remato in direzione ostinata e contraria. Inventori del melodramma e della commedia dell'arte, gli italiani, del fascismo e del populismo mediatico, esportatori di mafie e camorre, come di guitti e cantantesse, lesti ad approfittare (nelle leve di comando)
Perché non leggo Philopat e quelli come lui (che sono tanti).
Scrive Piero Ottone sulla rubrichina 'Vizi e virtù' del settimanale Il venerdì di Repubblica del 20 maggio 2011: Quando si legge un saggio di letteratura, una rievocazione storica, la biografia di un personaggio, ci si imbatte talvolta in un breve inciso «come è noto». Per esempio se l'autore affronta il tema della rivoluzione francese, è possibile che criva "La rivoluzione, che scoppiò come è noto nel 1789...". Bene: quell'inciso è innocuo, ma irritante. In primo luogo perché è inutile. Se un fatto è noto, non occorre menzionarlo: se lo si menziona lo si deve al sospetto che non sia noto a tutti.
Un altro capitolo di storia della schiavitù italiana. Due libri da non usare nei futuri manuali scolastici.
Un noto politico che da un pezzo fa il bello e il cattivo tempo in questo paese, si beccò un coccolone pare a causa di un eccesso di zelo sessuale. Si dice anche che si accompagnasse nella circostanza a una zoccola di quelle che rischiavano la clandestinità non in termini di legge varata guarda un po' dalle stesse parti, ma di visibilità televisiva – che per molte italiane oggi è un dramma pesantissimo.
Eunuchi ai tempi del sultanato mediatico di Arcore.
Mentre l'intero paese si sgretola come una sbrisolona, non c'è giorno in cui gli italiani non siano risucchiati dal gorgo melmoso di un fotoromanzo porno in 3D. Intercettazioni e interviste raccontano dettagli che solitamente sono documentati solo sui manuali di ginecologia o nei cult-movie di Joe D'Amato. Cortigiani e cortigiane difendono a spada tratta il loro leader maximo nella più azzardata sintesi ecumenica della new politic: comandare è fottere, fottere è comandare, ma è meglio con una bella ragazza che non con un gay. Alla fine, insomma, l'offesa peggiore resta sempre quella: "A frocio!"
Ci vorrebbe una letteratura popolare.
Ci vorrebbe una letteratura popolare: ma chiunque potrebbe obiettare che, prima, bisognerebbe inventarsi un popolo.
L'obiezione sembrerebbe valida, perché, in effetti, è evidente, che, oggi più che mai, nessuno di noi si sognerebbe di sentirsi uno del popolo: questo, di fatto, perché viviamo piuttosto nella condizione di pubblico.
Non è fuori da ogni congettura operare validamente questa distinzione fra popolo e pubblico.
Ufo e implicazioni aliene all'indomani della rivelazione dei cablogrammi FBI messi a disposizione del sito 'The Vault'.
Questa è una storia che sembra uscita da un romanzo. Sulla versione on line del Salt Lake Tribune dell'11 aprile si legge: Il 4 aprile del 1949, gli agenti del FBI dello Utah inviarono un cablogramma "urgente" al direttore J. Edgar Hoover. Si diceva che un agente di guardia all'Ogden Supply Depot (una sorta di deposito di rifornimenti), un poliziotto di Logan e un ufficiale dell'Highway Patrol dello Utah di Mantua avevano visto da miglia di distanza un UFO, che, riferirono, era esploso in cielo.
L'Italia e i suoi padroni.
Dall'editore Aliberti arrivano di recente libri sulle malagevoli faccende dell'Italia presente, specie quella politica. Mi riferisco al lavoro della giornalista Elena G. Polidori, Berlusconi e la fabbrica del popolo, sulla grande macchina televisiva che ha trasformato l'Italia degli ultimi decenni, e a una biografia feroce di Umberto Bossi a opera di un ex militante leghista e giornalista della "Padania", Leonardo Facco (Umberto Magno. La vera storia dell'imperatore della Padania).
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