I Classici
Il blu e il nero. Colori di un'unica solitudine: 'Ferito a morte' di Raffaele La Capria.
Romanzo di fascinazione ossimorica. Scrive Giorgio Bàrberi Squarotti nell'introduzione all'edizione da noi considerata: Il romanzo di La Capria apparve nel 1961 ed ebbe in quell'anno uno fra i più combattuti Premi Strega, sopravanzando di un solo voto Delitto d'onore di Giovanni Arpino e Ballata levantina di Fausta Cialente.
Verrebbe da dire bei tempi, anche se sprofondare nella nostalgia è azione delittuosa (quegli anni poi, già segnati dalla tentacolare possanza dell'inciucio democristiano):
'Vivere ancora' di Ruth Kluger: tornare per scrivere, fuggire per ricominciare.
Non c'è niente di più bello nella vita che fuggire; se si tratta poi della fuga da un lager, non c'è bisogno di commenti. Lo stile di Ruth Kluger è sassoso ma intermittente per via di certe poesie scritte da piccola e sparse ad arte tra le pagine. A ciò si aggiunge l'ingrediente più rupestre: la caparbietà. La ragazzina non ama sentirsi chiamare col nome di Susanna. Infatti, preferisce l'altrettanto biblica Ruth, che, però, non emigra per fede stimando l'amicizia più dell'appartenenza alla stirpe.
Bugie e nudità: 'Un dolore normale' di Walter Siti
Non so se Walter Siti, scrivendo il suo secondo romanzo, abbia mentito per cercare piacere (o di piacere?), per vanità, per cattiveria, per insofferenza, per calcolo o chissà per quale altro motivo. So che ha mentito e lo dice pure, anche se in perfido ritardo: perché lo stare con te, m'ha condotto a scrivere un libro falso.
Ma da dove nasce la menzogna? Nasce dal percorso 'storico' delle sue ossessioni erotiche, dal fatto che il suo gnosticismo ha eletto una deità corporale/muscolare che si contrappone a qualsiasi altra cosa.
La vertigine dei generi in Mario Soldati: 'La verità sul caso Motta'.
Scriveva anni fa Alberto Arbasino: ... in fondo noi viviamo in una famiglia, abbiamo tre padri, lui [Moravia], Soldati e Brancati; abbiamo tre zii anziani, Gadda, Comisso e Palazzeschi, fratelli di nonni che non sono mai esistiti, e due zii giovani, Bassani e Flaiano.
Dunque lo scrittore di Voghera inseriva nella lista dei padri putativi Mario Soldati del quale, inopinatamente, non amava il grande successo Le lettere da Capri, anche se confessava che il giorno che faccio un romanzo mi viene fuori uguale.
La borghesia disgregata di Michele Prisco: 'Una spirale di nebbia'.
Si sorrideva sere fa per celia e per disappunto alla vista di due film in tv, giovanilistici per mercato e limiti, che disquisivano di crisi di mezza età e logoramento di sentimenti: Baciami ancora e l'impossibile universo mocciano di Scusa ma ti voglio sposare.
Il sorriso nasceva dall'esproprio d'intelligenza della prima pellicola mentre il disappunto nasceva dalla natura paradossalmente ambigua della seconda:
Il sesso come grido di rivolta: 'Agostino' di Alberto Moravia.
Era il 1942 quando Moravia scrisse Agostino: in piena tempesta bellica. Ed era a Capri, insieme ad Elsa Morante (appena due anni dopo, nel 1944, saranno 'latitanti' in Ciociaria, sfuggendo all'arresto). Un apparente contesto borghese, quando della borghesia lo scrittore romano aveva già assestato bordate e s'apprestava a continuare. Come infatti non interpretare l'atteggiamento e le voglie del giovane Agostino come una frattura col mondo ovattato in cui era cresciuto e dal quale vuole scappare anche se ignaro di future e dolorose inquietudini?
Il dopoguerra falsamente frizzante di Arbasino: 'Le piccole vacanze'.
Quasi paradossale che un libro pensato per scavalcare il ricordo della guerra e proporre una letteratura lontana dal neorealismo, cominci così: Quando i bombardamenti sono finiti davanti alle prime foglie finiva anche l'inverno e noi non avevamo più nessuna voglia di tornare in città anche se le scuole non erano finite.
In realtà vi era l'assoluta intenzione di cesura: Piccole vacanze uscito nel 1957 - anche se i racconti che compongono l'opera, secondo la testimonianza dello stesso Arbasino, furono scritti tra l'estate del '54 e quella del '55
La letteratura contro se stessa. 'La promessa – Un requiem per il romanzo giallo' di Friedrich Dürrenmatt.
Il romanzo La promessa – Requiem per un romanzo giallo, del 1958, contiene un assunto chiaro e programmatico: la vita è una cosa, il romanzo giallo un'altra.
L'intreccio: è questo l'inganno che il dottor H., ex comandante della polizia cantonale di Zurigo, non sopporta nei romanzi gialli. Per dare una dimostrazione della sua tesi, secondo la quale nelle trame romanzesche "tutto accade come in un partita a scacchi,
Donne in odor di modernità: 'Nessuno torna indietro' di Alba De Céspedes
Scritto nel 1934, pubblicato nel 1938, ebbe straordinario successo, tanto che alla diciassettesima edizione il regime fascista si sentì in dovere di censurarlo, perché scomodo: cosa accidenti erano quelle donne che farfugliavano di libertà dai maschi, che erano madri senza essere sposate e che reclamavano una sacrosanta dignità? Ben lontane dunque dall'immagine delle 'figlie della lupa', delle 'piccole italiane' e delle 'giovani italiane', esempi femminili a cui il regime non ha ancora dato uno status politico (le donne continuano a non votare) e che vuole relegare in un ambito strettamente casalingo anche se supportato ed abbinato ad una ferrea disciplina sportiva.
Il suo biglietto d'addio: 'La luna e i falò' di Cesare Pavese.
Mai titolo fu stimolo d'interpretazioni così ampie, perché La luna e i falò non è solo un requisito essenziale per capire la sostanza pavesiana e la sua 'contadinità', ma paradossalmente argomento contrario, di metafora in metafora, il senso della vita, della morte e della battaglia politica.
Vediamo meglio: protagonista un emigrante che tornato dall'America ripercorre, insieme al suo amico d'infanzia Nuto, vie e luoghi della sua giovinezza:
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