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Il Paradiso degli Orchi
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I Classici

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Michele Lupo

Maeve Brennan, una vera grande del Novecento: 'Il principio dell'amore'.

Personaggi non proprio sani, d'accordo, enigmatici e fragili, ambienti malagevoli, idiosincrasie dai tratti qua e là forse troppo irlandesi: quelle narrate dalla straordinaria Meave Brennan sono però affezioni che nella descrizione esatta dei dettagli, nel continuum di una prosa incessante che colloca lo sguardo dentro e fuori i personaggi alternandolo con mirabile maestria, risultano vivissime ahimé anche a latitudini inferiori, per esempio quella newyorkese in cui visse la scrittrice nativa di Dublino e quindi anche la nostra di italici lettori.

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Alfredo Ronci

Quando il romanzo di formazione era ben altra cosa: 'Frecce avvelenate' di Renzo Paris.

In un intervista che Moravia fece, nel lontano 1981, a Paris si leggeva: 'Cani Sciolti' è un romanzo post-sessantottesco in tutti i sensi (...) volevo ritrovare a tutti i costi la capacità di ridire, per giunta in mezzo a gente che aveva tolto la parola agli scrittori, che li voleva militanti. Comunque, l'ho fatta sul serio la vita del cane sciolto. (...) I cani sciolti si proponevano, tra l'altro, di fare la rivoluzione. Non ci sono riusciti. Dunque, invece di essere dei rivoluzionari si sono dimostrati dei rivoltati" .

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Adriano Angelini

Se 'Frankenstein' non è un romanzo horror ma d'amore, e di rabbia

Dimenticatevi il mostro. O meglio, scolpitevelo nella memoria. Dimenticatevi i generi letterari. Lasciateli ai poveri Filippo La Porta (dell'epoca e dell'oggi). Siamo nel 1818, del resto. L'Inghilterra vittoriana è piena di critici come i La Porta, gli Asor Rosa (quello che mette Gene Gnocchi fra i grandi narratori italiani contemporanei, giuro... chiedeteglielo!). Mary e Percy Shelley, quando fanno uscire il romanzo che porta il nome dello scienziato Viktor Frankenstein, sono subito sotto assedio. Orrore! Il romanzo è un genere nuovo, una cosa strana, parla di una... creatura. Orrore! E chi lo avrebbe scritto, Percy forse? Esce anonimo del resto

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Eleonora del Poggio

L'arte dell'intreccio o dell'uncinetto. C'est la même chose. 'La parola alla difesa' di Agatha Christie.

Probabilmente gli aficionados della regina del delitto si inalbereranno: ma come, si preferisce un libro come La parola alla difesa a classici iper collaudati come Assassinio sull'Oriente Express, Dieci piccoli indiani, L'assassino di Roger Ackroyd o all'opera teatrale, rappresentata continuativamente a Londra da oltre sessant'anni, Trappola per topi?
Sì, perché diventa anche un discorso di prevedibilità: come quando all'ascolto dei 'soliti' Beatles si preferiscono allievi dignitosi soprattutto per una questione di distacco dalle sfruttatissime partiture lennon-mccartneyane.

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Alfredo Ronci

La fantascienza romantica di Ray Bradbury: 'Cronache marziane'.

Ha ragione chi dice che Bradbury è un autore 'prestato' alla fantascienza: non vi è nulla in lui che possa vagamente ricordare il classico scrittore di storie future o addirittura di distopie. Il suo è un mondo poetico fatto di improvvisi abbagli, di intuizioni anche giocose e di un'umanità derelitta: chissà, ma I pascoli del cielo di John Steinbeck, è quanto di più 'consanguineo' gli si possa accostare.
Cronache marziane, nel 1950, fu praticamente l'esordio romanzesco dello scrittore: in un clima da guerra fredda, col terrore di un disastro nucleare sempre incombente

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Alfredo Ronci

Date al noir quel che è di Simenon: 'La camera azzurra'.

Esiste un aneddoto sulla velocità di scrittura di Simenon. Una volta Alfred Hitchcock lo chiamò al telefono. La segretaria rispose che stava scrivendo un romanzo. 'Ok' disse il regista 'allora aspetto in linea'. Direi battuta efficace.
Certo è che ripresentare l'opera omnia dello scrittore francese è impresa ardua. Ma Adelphi pare che abbia deciso di tentarla: e poi come non crederci quando sai che il maître à penser di simile iniziativa è Roberto Calasso, l'intellettuale più fico del globo che quando lo intervistano sta sempre tre quarti e ha il tocco frisson dell'uomo di classe.

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Michele Lupo

L'antiretorica di Beppe Fenoglio: verità e bellezza in 'Una questione privata'.

In alcuni brevi saggi raccolti in italiano nel volume minimum fax Nel territorio del diavolo, una pubblicazione di qualche anno fa, la grande autrice di racconti Flannery O'Connor centrava alcune questioni decisive dell'arte dello scrivere, tenute con forza e concentrazione estrema dentro il luogo che davvero le compete: quello della verità. La narrativa secondo la O'Connor ha da fare con i sensi e la materia giacché essa "è un'arte basata sull'incarnazione"

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Alfredo Ronci

Tobino e le matte: 'Le libere donne di Magliano'

Già la titolazione, in quegli anni, prima edizione 1953, imponeva una riflessione a cui l'autore imprimeva una svolta radicale: Ed il mio desiderio è di fare di ogni grano di questo territorio un tranquillo, ordinato, universale parlare.
Ancor prima della rivoluzione basagliana Tobino aveva intuito il nesso tra malattia e necessità del dialogo. E nelle successive ristampe di questo classico vi è l'evoluzione stessa della psichiatria e la marcatura dei suoi difetti. Annotava lo scrittore viareggino, a proposito degli psicofarmaci, nell'introduzione all'edizione decennale de Le libere donne di Magliano

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Pina D'Aria

Robert Walser/Simon Tanner: il giovanotto per antonomasia, un piccolo brigante che scommette sulle donne. 'I fratelli Tanner'.

Non azzardo l'esame dell'opera omnia di R. Walser, perché quando lessi alcune sue pagine un bel po' di tempo fa, trovai in giro solo I Fratelli Tanner e ai rimanenti scritti dedicai qualche ora in biblioteca, a mo' di assaggi che non approfondii. Ne ricavai tuttavia, un'impressione, che persiste, di furore e verità giovanili uniti a un semplicistico, benché fulminante sarcasmo, immediato, efficace, privo di malizia, definitivo, simile alla sagacia dei ragazzi che deridono e non mandano nessuno a dire come stanno le cose: le asseriscono, le spiattellano in faccia!

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Michele Lupo

Frammentismo novecentesco: Joyce fra avanguardia e racconto. 'Giacomo Joyce'.

Scrivevo tempo fa che da più parti si smania per rimuovere il '900 dall'odierno discorso critico. Il fatto è che nessuno ci ha spiegato perché. Quando si voltarono le spalle al grande romanzo realista dell'800 si disse, per semplificare, che il paradigma onnisciente da esso implicato non era più credibile. Era lo stesso '8oo a nutrire in sé i germi di quell'implosione; la lezione nietzscheana (morte di Dio, fine della metafisica - a prescindere qui dalla lettura di Heidegger) preparava la frammentazione centrifuga del dettato romanzesco. Prima che letteraria la questione era epistemologica.

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