Racconti
Cuore freddo
A lei la birra non piaceva granché.
Me ne accorsi subito, le prime volte che andavamo al pub lei non beveva altro che weissbier. Quel denso intruglio mi ha sempre fatto schifo, mi ricorda il piscio conservato in frigo. A casa ne avevamo sempre delle vaschette piene. In quel caso si trattava del piscio di mio zio. Non ho mai indagato sul perché di quelle vaschette.
Lei aveva i capelli dello stesso colore. E questo però non mi faceva affatto schifo, anzi al contrario. Sicuramente sarà stato il profumo che portava. Sempre pulita, ordinata ma mai truccata troppo. E dire che le amiche con cui andava in giro facevano a gara a chi avesse il mascherone da troia più variopinto.
Un altro tipo di rosso
Ho avuto la sfortuna di incontrare Lyla una volta. Era una piccola bimba di otto anni, ultima di una numerosa prole di una coppia di onesti contadini/allevatori. A quel tempo affittavo una cascina vicino alla loro fattoria... avevo la ferma intenzione di evitare che il mio povero spirito venisse risucchiato nella turbolenta vita della capitale.
I primi giorni ero fortemente spaventato dalla strana sensazione che la solitudine
Underdogs n.28
PeeDee entra con l'aria , vi fa respirare portandovi in radio: che cosa desiderate?
Non vendo cuccioli da coccolare nè cachemire da accarezzare, ho qualche risposta, il brano '7am' per iniziare e a seguire, psykedelik muzik forever!!
Ora trovatevi il caldo personaggio da incarnare, leggeri come butterflies, fluidi come finocchi, geniali come farmacisti ed erboriste, tiratevi su che si va a cominciare, tutti insieme, tutti nudi, tutti al mare, o preferite in mezzo alla neve? A tal proposito vi ricordo un brano tratto da L'Eschimese di P. Freuchen:
La classifica corretta
Prima Italia, seconda Francia, terza Polonia, quarta Germania.
Questo scrive papà sulla classifica finale nell'album delle figurine.
Io non ci credo. L'Italia è forte, ma il Brasile è più forte. Papà dice che se l'Italia gioca come contro l'Argentina, vince.
Davide mi chiama da sotto. Sta tirando calci al pallone contro il muretto. Scendo e giochiamo uno contro uno.
Dopodomani devo andare in ospedale.
Su misura
Sul grande tavolo tondo di radica, insieme ai resti della cena, foto di modelle che sfilano, un voodoo di spilli e campioni di tessuto.
Secondo te, qual è il più adatto per l'abito di Zac Posen?
E le mostra tre campioni di chiffon nelle tinte cipria, champagne e ghiaccio sporco.
Questo.
Agata indica il quadratino di stoffa color cipria metallizzata
Intellettuali e no
«Per scrivere occorre una buona disposizione, tempo in quantità e idee più o meno giustificate da esprimere», meditava Tonio, ancora incerto davanti alla tastiera del computer. Si era risolto a ricoprire la posizione di uomo di lettere, di pensatore, diciamo pure di intellettuale, ed ora la piatta superficie del monitor lo contemplava silenziosa. Tonio, dal canto suo, sapeva bene di accingersi ad una impresa, se non pericolosa, quanto meno rischiosa: intellettuali non ci si improvvisa, ma egli ne aveva letto sui giornali e sentito parlare in televisione, e sapeva bene che al giorno d'oggi c'è una gran penuria di intellettuali. Perché non provare?
Alla cassa c'è una lunga coda...
Alla cassa c'è una lunga coda, sicchè quando l'uomo grasso arriva finalmente in sala il film è già iniziato. Egli odia, anzi detesta, gli spettatori dell'ultimo minuto, quelli che fanno alzare gli altri in un'onda di teste e voci. Ancor di più dunque si sente in imbarazzo nel sapersi membro di quella genìa, tanto più che con la sua mole è costretto a strusciarsi contro ginocchia, gomiti, sorrisi farlocchi. Infine raggiunge il posto assegnato, ci si schianta con un sospiro e un gemito di sedia.
Il funerale di Malatesta
Dalla camera da letto non proveniva alcun rumore, neppure il rantolo del vecchio. Il brigadiere fece un gesto col capo ai due piantoni ed aprì la porta. Capirono immediatamente. Trovarono le donne in silenzio nella penombra, l'una accanto all'altra, ai piedi del letto. Il medico scriveva qualcosa seduto al tavolino. Il nipote invece leggeva delle carte, forse lettere, forse documenti; ne teneva tre o quattro tra le mani. "Fermo là" gridò la più giovane delle tre guardie. Il nipote si immobilizzò, spaventato. Le donne si girarono di scatto, guardarono i poliziotti con ferocia. Il brigadiere disse calmo: "Fate la cortesia, lasciate stare quelle carte".
Quel vecchietto che faceva
Quel vecchietto che faceva col tamburo rataplàn era stato impiegato delle poste, e apposta aveva impiegato due anni a tappezzare la camera da letto con le pubblicità tagliate dalle riviste o dai pieghevoli: famiglie felici, bimbi di varia fattura che ci aveva asportato l'inguine inteso come frazione incriminante, non si sa mai, esotici panorami incontaminati del bagnoschiuma, case di sogno e altri beni immobili e paralitici. E poi le raffaelle i fiorelli i carli i pupi (...)
Alberi vuoti
L'indecisione era stamattina se provare a mandare i miei racconti in giro per il mondo – anche se la mia simpatica lingua è poco parlata nel mondo – o mettermi a scrivere qualcosa. Certo io il livello delle frasi del vecchio Buk non lo raggiungo. Alcuni credono che Bukowski fosse depresso, ma mi sa che quel furbacchione del vecchio Buk alla fine era molto meno depresso di tutti noi, lui l'ha capito e per questo è un grande.
Comunque non posso tirare avanti a sfruttare la sua figura, non mi piace, e di solito non lo faccio mai, non uso mai nemmeno le citazioni, le raccolgo,
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