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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Mario Soldati

L'amico gesuita

Sellerio, Pag.190 Euro 10,00
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Se ne son dette di tutti i colori sull'arte del Soldati, chissà perché per lo più macchiate di un'aura moralista (a cominciare dal quel bacchettone di Montale), che spesso sono stato costretto a pensar male dell'esercizio del giudicare.

Raffaele Nigro, che con una precisione spaventosa e certosina, dei racconti della presente antologia ricostruisce vita, morte e miracoli (chissà se è solo del Soldati disseminare scritti dappertutto, revisionarli e rivoltarli, o forse mania di tutti gli scrittori), ripara finalmente il torto. Dice nell'introduzione: capricci d'intreccio solidali con il mistero delle geometrie del torbido, che contravvengono al conformismo cattolico e alle convenzioni di gente normalmente, ovvero ipocritamente, per bene.

Sì è vero, spesso si tratta di "torbido", ma vocabolo che s'accompagna a "sospetto": quando della sessualità, o delle tentazioni, si vuole dare una decifrazione corrente e mai indagatrice di psicologie per il tempo inusuali. Non s'è forse detto che di Salmace l'omosessualità fosse non solo raccontata ma qualcosa di più? Gioco forza no?

Invece Soldati, come anche qui Nigro fa notare con un appunto brillante ed intelligente, racconta dell'impotenza a peccare: non si sa se per l'educazione gesuitica avuta, non si sa se per chissà quali processi di rimozione. Fatto sta che il peccatore perviene a rompere il divieto, non riuscirà a godere naturalmente, ma gusterà la propria colpa come "disprezzo della spiritualità" alla quale è stato educato.

I due racconti più incisivi della raccolta, Concerto e quello che da il titolo al libro, L'amico gesuita, di quello parlano: nel primo torna il tema dell'omosessualità. Laura, giovane pianista, s'innamora di una soubrette che è l'amante del padre (con un azzardo "sadomaso" che supera di millenni le resistenze confessionali di tanti scrittori italiani: So cosa farò una volta chiusa in camera mia. Mi getterò sul letto, penserò alla scarpetta di Diana Francy, che mi pesti la testa), nel secondo l'ossessione delle tentazioni (in effetti proprio Tentazioni doveva chiamarsi la storia) s'insinua nel dialogo tra un gesuita ed un ex ora soldato.

Tra queste due punte si fa strada Il fioretto che se vogliamo irrobustisce il concetto: difficile sottrarsi alla responsabilità individuale e di coppia e se proprio è impossibile, tentare l'eclissi, nascondersi.

Non tutto in questa antologia è oro che luccica: probabilmente i rimaneggiamenti successi e le apparizioni in raccolte disparate hanno fiaccato la struttura di queste storie. Alcune lasciano davvero indifferenti. Ma Soldati si sa autore fortemente robusto, vitale e nell'apparente contraddittorietà dei sentimenti e del senso del peccato, rifulge di una modernità quasi straziante. Era un religioso che amava assai poco i religiosi, di sicuro quelli più triti: Nei volti dei preti cattivi trapela il gusto segreto di ribellarsi a quelle leggi morali in cui essi furono educati più fortemente dei laici. Ecco anche perché il vizio di un intellettuale ripugna e atterrisce molto più del vizio di un incolto. Pag.46.



di Alfredo Ronci


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Sono tanti i modi attraverso i quali si conosce qualcuno. Io ho "cominciato" a conoscere Soldati partendo dalle ultime cose cinematografiche, anzi, per essere più preciso, dall'ultimo film girato dall'illustre torinese: Policarpo ufficiale di scrittura (1959). Sulla validità del quale il Morandini scrive tutt'ora: è un film di garbo, una miscela di ironia e di sentimento alla cui riuscita tutti hanno collaborato, dagli attori ai tecnici. Squisito livello figurativo. Con , aggiungo io, un rilevante Renato Rascel che vinse, per il ruolo, il Davide di Donatello.

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