Non c’è dubbio che questo attuale non sia un brutto momento per la fantascienza italiana. Ci sono tante pubblicazioni di ottimo livello, e tra queste uno dei primi posti va assegnato alle antologie del premio RiLL, che è diventato qualcosa di più di un semplice concorso letterario.
L’antologia, che come al solito prende il titolo del racconto primo classificato Oggetti smarriti, è da sempre densa di sollecitazioni e di sfaccettature che vanno a coprire tutti gli aspetti del fantastico. Il vincitore di quest’anno — per l’appunto Oggetti smarriti, scritto da Valentino Pioppi — è un racconto bellissimo. Siamo nel campo del fantastico, del surreale. Si tratta di una storia molto dickiana nell’impostazione e funziona a meraviglia chiudendo in un cerchio perfetto tempo, desideri e ricordi, che non devono essere perduti — per dirla con Roy Batty — come lacrime nella pioggia. Il tono è malinconico e lascia qualcosa dentro. Racconto molto bello, lo ripetiamo.
Di ambientazione completamente diversa è il secondo classificato, Horimono di Arthur “Boo” Radley, una storia cyber raffinata che ha come nucleo centrale il sesso. Con un salto pazzesco (ma le antologie Rill ci hanno abituato a questo, lo abbiamo già detto) il racconto Chiari di luna e male parole ci proietta invece in pieno medioevo. L’autrice è Laura Silvestri, che ricordiamo vincitrice del premio Rill nel 2019.
Da qualche anno la squadra del Rill ha poi messo in campo una collaborazione con i maggiori premi di fantasy/fantascienza del mondo: l’AHWA (Australia), la Nova Short-Story (Sud Africa) e il premio Visiones (Spagna). Tra questi ci ha particolarmente colpito Il Dicibile dello spagnolo Andrés Bigorra Mir, un racconto intenso, che mette i piedi nel piatto della moralità comune e di come il linguaggio sia uno strumento che la veicoli. Folgorante è l’idea dell’Alveare, una miriade di nano-robot che si muovono come una “polvere dorata” e il cui compito è indirizzare le parole dette da un individuo (secondo gli algoritmi programmati dal controllo centrale). E allora tante parole debbono sparire, essere risucchiate da questo vortice controllore che decide cosa si può dire e cosa no.
Per chiudere: splendido, come sempre, il progetto grafico di Valeria de Caterini.

di Marco Minicangeli @gattospinoso