Racconti

La morale dell'orco
Caro signore, non deve credere a tutto quello che sente raccontare in giro. Lei è un uomo di legge e sa che la maggior parte delle volte non c'è niente di vero e quando vogliono proprio darci un po' di verità, ce la infiocchettano in un modo che quasi non riusciamo neanche più a riconoscerla. E non dico quel trucco da teatranti in cui il bistro si vede così tanto da rendersi ridicolo. No, sono più raffinati questi signori. Ha presente quando una sposa arriva all'altare? Lei ha un bel guardare sotto i veli per ritrovare i lineamenti della fanciulla che conosceva così bene: l'hanno truccata, pettinata e rivestita proprio perché per quel giorno lei non sembrasse lei.

Mio fratello Roberto
Roberto parcheggia l'auto sotto casa dei suoi; la domenica la famiglia si riunisce per il pranzo. Il volto è appena sbarbato, leggermente abbronzato; porta un maglione buttato sulle spalle e una
bottiglia di vino del 2001. La tavola è imbandita come se fosse il giorno di Natale: tra i sorrisi delle zie e il piatto di antipasti, la mamma è allegra e si dà un gran da fare.
"Che buon profumo questo arrosto e come sei bella," dice Roberto alla madre "Ti sono mancato? Ogni giorno sembri sempre più giovane!".

La storia di Elge
Elge non aveva la tendenza a cacciarsi nei guai; le piaceva curiosare e a New York, nel cuore della grande mela, trovò un posticino che non aveva a che fare nè col business, nè con lo show. Non era il luogo di ritrovo di artisti geniali e squattrinati e in giro non c'erano alcolisti, prostitute e pankabbestia. Non si vedevano lì, personaggi che parlano di soldi, di lavoro, di cose che non vanno e di quelle che funzionerebbero, se fossero loro a governare. Il posticino era un buco; non immaginatevi però, una topaia, o un postribolo.

Basta con questi cazzo di esordienti!
La libreria profumava di sandalo. Fuori il traffico stava impazzendo: un uomo, aprendo la portiera della macchina si era avventato contro un vigile piazzandogli il dito indice tremolante sotto il naso. La differenza di altezza tra i due era rilevante. L'automobilista arrivava a mala pena al metro e settanta, centimetro più, centimetro meno; il vigile lo sovrastava di un palmo e con l'aggiunta dell'elmetto bianco, appena poggiato sul cranio, sembrava un giocatore di basket.

Underdogs n.3
Eccomi di volata ai microfoni per voi che siete in ascolto, affamati di underdogsnews! PeeDee vi regala con l'increspamento di note stridule, il blues della Via Lattea – Galaxy blues – registrato on the road a NewOrleans; interprete e autore sono sconosciuti. Alla richiesta di spifferare il nome, il bluesman si alza e se ne va ringraziando per gli spiccioli accattonati.
"Thankya, thankya!" Grazie. Grazie! E lo vedi sparire a culo storto coi cent che tintinnano in un sacchetto mezzo velluto e mezzo tweed.

Underdogs n.2
Buongiorno a voi che siete in ascolto! Filo diretto, oggi, con le underdogs' news! Questo è un real meetin' point, un luogo d'incontro verace e cordiale.
Emerge lei, Little Laura Duke da queste frequenze e per favore, non smadonnate, non accalcatevi, non clacsonate su per quello svincolo, non ammazzatevi con quei carrelli e se potete, uscite da 'ste installazioni della circolazione delle merci e delle persone. Parliamo stamani di aspetti dell'io, l'io tutto io, l'io di mio cugino, l'io tutta identità e singolarità e niente collettività, l'io del mio vicino e lo spazio che non basta mai! Vi siete visti?

Underdogs n.1
Sono cronache, pezzi di attualità, che però sembrano racconti. Perché innanzitutto riflessioni. Questo è il numero uno. Ne seguiranno altri. Buona sintonizzazione

Lycopersicum
- Graziella, cosa vuoi per cena?
Sua madre la tediava con domande insulse. A volte sembrava che non trovasse altro pretesto per comunicare con lei.

...ti stanno aspettando
Le 22, 15 minuti e 57 secondi.
Come al solito Marina si trovava in ufficio anche quella sera da sola. L'orario di lavoro era finito già da un pezzo per gli altri, ma essere a capo di una grossa azienda pubblicitaria comportava anche cose così. E a lei francamente piaceva. La sua era una "banale storia di successo", come spesso si compiaceva nel definire la sua situazione. Nemmeno tre anni prima era poco più di una segretaria. Poi gli eventi.

L'offerta
Quando morì Arnaldo Mussolini (che fu il ventuno dicembre del trentuno), io lavoravo come bidello nel Regio Istituto Commerciale Lorenzoni di Forlì.
Siete mai stati a Forlì? Avete presente l'istituto? L'avete mai visto?
Se avete visto l'Istituto, se avete davanti agli occhi com'era fatto (poi i bombardamenti l'hanno tirato giù), potete capire meglio la mia storia, almeno io credo così.
Perché l'Istituto era un edificio grosso, scuro, fatto di mattoni che sembravano diversi dagli altri, perché sembravano più pesanti, più tozzi, più tristi insomma.
Tutto l'edificio era triste.
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