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Il Paradiso degli Orchi
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Cinema e Musica

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Alfredo Ronci

Il fascino acquoreo di Giuseppe Righini: 'In apnea'.

C'è scritto sul retro dell'elegante cd: Selezionato dal premio Tenco e dal Mei (Meeting degli indipendenti). Si sa, noi siamo orchi e paura non abbiamo e quindi insinuiamo: ma siamo davvero sicuri che il premio Tenco sia sinonimo di qualità a tutto tondo? Spesso e volentieri la manifestazione è una lagna indigeribile di cantautorato vecchio e trito (per poi ritrovarci a Sanremo un Vecchioni, eroe del Tenco, vecchio e trito e appunto lagnoso e dover leggere che quest'anno c'è stata una rivoluzione in merito...)

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Alfredo Ronci

Come in letteratura, il talento par essere dappertutto: 'Seasons of my soul' della Rumer è carino, ma dov'è la dote?

Non ci si dica che siamo noiosi e ripetitivi, ma anche per Rumer il discorso è quello che si sta facendo, su queste colonne, da un po' di tempo ormai. E riassumiamo sintetizzando in due principali domande: perché mai sembrerebbe (e non lo è) che la produzione indipendente sia più creativa di quella multinazionale? (Anche se non è questo il caso, vista la label multimilionaria della cantante) Perché mai, in questo secolo di cloni e di uggia, escono milioni di dischi e molti sembrano essere capolavori?

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Alfredo Ronci

Anna Calvi: qualche fantasma rock, ma il discorso sempre quello è!

Dicevasi tempo fa e ponevacisi domanda non pellegrina (sempre tempo fa, ma non molto): ma la musica indipendente quanto vale? Ma ha anche senso porsi una domanda del genere? Ma i dischi che invadono le classifiche possono essere valutati serenamente al di là della spinta pubblicitaria? Gli eroi del rock, in un'epoca come questa, quanto sono credibili e spendibili? Jim Morrison era più 'vergine' di Robbie Williams? E Daniel Johnston quanto è più 'alternativo' di Ligabue?
Perché il discorso, a proposito di Anna Calvi, sempre quello è.

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Adriano Angelini

Con un colpo di classe, Thom Yorke trasforma i Radiohead ancora più a sua immagine. È lui 'The king of limbs'.

Vi ricordate The Eraser? Era l'album solista di Thom Yorke, leader e cantante dei Radiohead, uscito qualche anno fa prima del penultimo album della band dell'Oxfordshire, In Raimbows, targato 2007. Era un album ipnotico, mid-tempo, drum'n'bass, sincopato. Non una gran riuscita ma la sua voce spiccava in maniera più insolita e almeno tre brani erano delle perle che facevano intravedere il loro scintillante valore. A quattro anni di distanza da In Raimbows, i Radiohead tornano a pubblicare (prima di tutto, come già per l'altro, on line)

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Alfredo Ronci

'Nella terra dei pinguini' il disco più pattipravesco della 'divina'.

A Sanremo ha fatto pena (come pena fece nel 2009 con 'E io verrò un giorno là). Ci si chiede: come può un'artista con quasi quarant'anni di carriera alle spalle cantare a quel modo? Passi l'abbassamento di voce, ma l'intonazione? Nella seconda serata ha sbagliato completamente l'entrata della strofa successiva al ritornello: quasi agghiacciante. Considerando che da giovane ha studiato conservatorio, le cose son due: o era fatta o ha dimenticato le nozioni più spicce di musica e canto.

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Alfredo Ronci

La regina del rockabilly è tornata, pazza e geniale: 'The party ain't over' di Wanda Jackson.

C'è una pubblicità della Citroen in cui un sorridente John Lennon invita gli ascoltatori a mettere da parte la nostalgia per gli anni sessanta e settanta, e vivere nel presente. Non ci voleva certo il povero beatle a sentenziare una sesquipedale sciocchezza. Ma in alcuni casi il passato, attraverso una riverniciatura azzeccata, può risplendere ed avere la stessa allure; quando poi riesce addirittura a dare uno scossone alla noia, siamo di fronte non ad un'operazione nostalgica, ma ad un vero e proprio colpo di genio.

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Adriano Angelini

L'immarcescibile psichedelia elettro rock dei Mogwai partorisce un album perfetto. Toccante.

Sarà che la musica forse mi accende dei facili entusiasmi. Più della letteratura. (Infatti più che lo scrittore avrei voluto fare la rockstar). Ma sentire il settimo album in studio degli scozzesi Mogwai ed emozionarmi ancora è qualcosa che mi tocca, mi fa star bene, mi esalta, mi ridà speranza nella musica. Hardware will never die, but you will (titolo eccezionale), è un disco d'atmosfera, ipnotico. Meno arrabbiato rispetto, che so, a uno Young Team o Come on die young.

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Alfredo Ronci

L'invenzione della tradizione. 'New brands' bell'esordio dei Geff.

Cantano i Geff nel brano (l'unico in italiano) 'Riff Geff', sorta di manifesto programmatico del gruppo ed ironica autocensura: Io preferisco chi inventa davvero...
Non male come intenzione, soprattutto di questi tempi, dove invece è inevitabile che ci si rifaccia a qualcosa o a qualcuno. Vero è che nelle note di accompagnamento al disco i musicisti – ma come non potrebbe essere – rivelano i loro padri putativi: si va dai classici per eccellenza, Beatles e Led Zeppelin

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Alfredo Ronci

L'America agreste, bucolica e dolorosa dei Decemberists: 'The king is dead'.

A vederli sul loro sito ispirano simpatia e tenerezza: ragazzoni dell'Oregon che se ne stanno seduti ai bordi di un prato verde e che sembrano sfidare il mondo. Poi le cose stanno diversamente.
The hazard of love, il precedente album, aveva in qualche modo esplicitato le ossessioni di Colin Melloy, il leader, che s'era buttato con passione sul folk britannico.
Questo The king is dead vira su tutt'altri lidi: i più nostalgici troveranno echi della west coast e del caro Neil Young,

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Adriano Angelini

Il rituale post-pop prosegue, e i White Lies tessono la loro tela musicale con abilità e furbizia

Il secondo album dei White Lies, Ritual, non è bello né brutto. È semplicemente il secondo album. Ci sono alcuni grandissimi pezzi e altri meno riusciti. Nel complesso regge la super prova della riconferma dopo il grande successo del loro album d'esordio del 2009, To lose my life. Non aspettative chissà che. Ascoltatelo più volte e pian piano accontentatevi di scoprire delle belle chicche, che mi piace definire post-pop, perché loro affondano le loro radici nella new wave britannica anni'80 adattandola alla moda ormai senza freni di suonare per forza come i Joy Division (che volete fare, non se ne esce).

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