I Classici
Il tocco esangue di Annie Vivanti: “Naja tripudians”.
Mi piace iniziare questo ritratto con un quesito: ma Annie Vivanti era una donna raffinata e ricercata (quindi anche scrittrice con un suo prezioso spessore) oppure solo un personaggio capriccioso che amava spolverare storie osé adatte soprattutto ad un pubblico femminile?
Il talento di cuore di Silvano Ceccherini: “Dopo l’ira”.
Mi sembra evidente che prima di ogni altra cosa bisogna saper dire chi era Silvano Ceccherini. Sì, perché lo scrittore (per ora limitiamoci a questo) livornese non ha mai ricevuto grande notorietà dal mondo editoriale, se non, forse, nell’ultimo periodo della sua esistenza.
Lo scandalo “diluito”: ‘La noia’ di Alberto Moravia.
Mettiamo così. E’ la storia di un trentenne, molto ricco, molto agiato, che di ‘mestiere’ fa il pittore, che ha una madre molto attenta, sebbene ricca, e molto affettuosa, che gli propone di non abbandonare la casa e di godersi quello che di buono la famiglia può offrire.
Le virtù naturali di Giuseppe Berto: “Guerra in camicia nera”.
C’è una domanda seria da farsi prima di leggere questo romanzo-diario: perché Giuseppe Berto decise di scriverlo nel 1955 quando i contenuti del libro riguardano il 1942/43, cioè la guerra in Africa, appena prima della sua cattura avvenuta il 13 maggio 1943?
Quel peccato veniale diventato storia: “Quelle signore” di Umberto Notari.
La sorte di questo romanzo fu davvero incredibile. Pubblicato nel 1904, in poche centinaia di copie, dopo appena dieci giorni il libro venne ritirato dalla circolazione avendo riportato una denuncia per oltraggio al pudore a mezzo stampa.
Il volere e il non volere: “Deposito celeste” di Carlo Villa.
Nella mia personale Storia della letteratura italiana, Carlo Villa è indicato come uno tra gli altri narratori sperimentalisti.
Il grande Sergio Tofano senza il signor Bonaventura: “Il romanzo delle mie delusioni”.
Chi come me sta ormai cavalcando un bel botto di anni, non può non soffermarsi su il ricordo di una serie televisiva degli anni ’60: Il giornalino di Gianburrasca.
Un modus vivendi che pesa: “Dalla parte di lei” di Alba De Cespedes.
Non possiamo immaginare quali siano state le intenzioni della Mondadori di ripubblicare un’edizione, peraltro cortesemente introdotta da Melania Mazzucco, del romanzo della de Cespedes. Forse per via di elementi che portano i lettori a confrontarsi, anche duramente, con l’oggi e la situazione sociale della donna, ma capovolti?
Un bel gesto del vivere: “In questa notte del tempo” di Vincenzo Vitale.
Non è facile scrivere qualcosa quando a chiederlo è uno scrittore di gran classe. Di più: non è facile star dietro ad una storia morale di forte simbolismo civile e non travolgere l’ideologia di un uomo che ha saputo più di tutti definire il concetto di nemico e soprattutto il concetto di guerra.
L’ossessione dell’uomo moderno: “Il circolo Otes” di Giuseppe D’Agata.
Iniziamo questa recensione correggendo un errore. L’errore è di chi ha fatto la presentazione del libro dicendo: “Il grosso pubblico lo ha imparato a conoscere dopo il successo de Il medico della mutua (Feltrinelli 1964) dal quale Luciano Salce sta ricavando un film, che avrà come protagonista Ugo Tognazzi”.
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