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Il Paradiso degli Orchi
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Racconti

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Ivano Mugnaini

Una camicia nuova di zecca.

Quando, nel bel mezzo del bar affollato, l'uomo in camicia a scacchi gialli e viola sbraitò al suo amico con faccia truce: "Ho ammazzato cinque vacche la settimana passata!", Giacomo Berilli, psicologo della Cattolica, rifletté sul fatto che il contadino ruspante se ne fregava totalmente della sensibilità altrui. Giannina Picchi, maestra elementare, corresse mentalmente la frase con una matita blu: osservò che avrebbe potuto usare "ucciso" al posto di "ammazzato", "mucche" al posto di "vacche", e, a voler essere pignoli, "la settimana scorsa" invece di "passata".

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Maura Chiulli

Per ingurgitare pezzi di me

Potevo percorrere con le dita la distanza, il confine pallido, ma profondo, che avevamo scavato tra i nostri corpi rigidi. Non c'era più il tocco lieve del calore quotidiano. Freddo, sentivamo gli arti intorpiditi e duri. Se mi avessero reciso le dita non avrei provato dolore. Ciò che importava adesso era scegliere. Resistere o partire? Chiudere gli occhi o cercare? Estranee, ci difendevamo con ostinazione dal desiderio. Non sentivamo le nostre voci, avevo persino dimenticato la forma perfetta dei suoi seni. Non m'importava percorrere i ricordi. Ero decisa a sopravvivere scordandomi di noi. La sofferenza era il mio unico nutrimento. Come avremmo potuto imparare a cedere il tormento in cambio della felicità?

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Fabio Granella

Punti di vista.

<> disse l'uomo biondo all'amico. L'altro non rispose, continuando ad annuire con tristezza.
<> continuò allora l'uomo biondo.
Camminavano lentamente spalla a spalla, come se avessero voluto proteggersi l'un l'altro dalla pioggia e dal vento che gli piombavano addosso in continuazione. Le strade erano deserte e tutta la città era avvolta da una cupo grigiore tipico delle piogge invernali, e l'uomo biondo pensò che forse il mondo era finito.

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Patrizia Rocchi

Fuori scena

Veramente ho sempre avuto un'affinità per la tragedia, per le situazioni complesse e drammatiche, quelle nelle quali tendi ad essere molto più che uno spettatore partecipe, e diventi piuttosto un protagonista dei tormenti umani dei parenti, degli amici, persino dei vicini di casa.
Proprio per questo il dramma mi appartiene. Anche da piccolo mi muovevo a mio agio tra le lamentele della nonna che non era mai soddisfatta della propria evacuazione quotidiana,

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Gino Bianchi

Nel parco

Cielo terso, aria di quiete, i fiori sul balcone: gialli, viola, colorati come un carnevale. Gli uccelli che trillano volteggiando sopra i tetti, il sole che torna a splendere, Maggio. Il mese perfetto, a metà strada tra il troppo dell'estate e il nulla dell'inverno; il mese della rinascita, delle serate all'aperto, dei vestiti leggeri, della voglia di risvegliarsi dopo il lungo letargo. Maggio è un invito, una promessa, un nuovo inizio sempre migliore, sempre carico di speranza; è il mio mese preferito.

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Frank Iodice

Il missionario della scrittura

Un po' di tempo fa, in una cittadina del sud della Francia viveva uno scrittore sfortunato che si chiamava Frank Iodice. Era alto due metri e quaranta, aveva i capelli viola, che era il colore che si portava di più in quell'epoca, e aveva un paio di gambe tutte muscoli e nervi che facevano impazzire le commesse della sua città. Frank aveva coltivato fin da bambino un sogno un po' matto, quello di scrivere la storia della sua vita e farla leggere ai cittadini dell'intera Francia.

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Thomas Pistoia

Gieffe

Un mondo a strisce di cobalto, io ho visto.
Luci accese negli specchi, io ho visto.
Ora poso i piedi sulla moquettes celeste di questa casa così fisicamente irraggiungibile, così sezionata, un modello 3D spezzato in caleidoscopici cortometraggi lunghissimi...
Sono qui. E sento il vostro silenzio.
Il silenzio incredulo e morboso di milioni di persone.

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Emiliano Zappalà

La postazione

Sono fermo nella stessa posizione da ore. Non so più quante. Il dolore al ginocchio destro è passato e le mani non tremano più. Continuo a non muovermi. Rimango immobile nella mia postazione. Invisibile. Impalpabile.
La porzione di mondo che sto osservando mi scivola veloce davanti agli occhi, dettaglio dopo dettaglio, monotona e piatta. Ho imparato a memoria ogni sfumatura della strada, le facce dei commessi, il colore delle auto parcheggiate lungo i marciapiedi, i caratteri delle insegne illuminate, il numero delle finestre dei palazzi,

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Pee Dee

Underdogs n.26

Se non vivete in una comune come me, se non vi rallegrate di vedere gli altri, se siete acidi e credete di essere intelligenti, se non fate merenda a una certa ora con gli amici, se non ballate, se pensate di essere forti perchè esistono i violenti, se le bestie vi fanno schifo, se calpestate questo giardino per dispetto, siete finiti! C'è tanto spazio: circolate, muovetevi! Chissà che non riusciate, infine, a capire che migrare, spostarsi, camminare, viaggiare, sono diritti naturali!

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Ivan Perilli

Il mostro prima del campanello

Sono arrivato a casa di lei intorno alle cinque del pomeriggio. Ma prima che suonassi il campanello, una strana creatura verde ha richiamato la mia attenzione.
Un verso, come un grugnito di maiale.
Eppure la creatura era piccola, sembrava un geco dai contorni del muso umani e faceva questo versaccio disgustoso. Mi ha guardato con occhio truce dall'alto del tetto, poco sopra la porta d'ingresso
della villetta.

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