Racconti
La postazione
Sono fermo nella stessa posizione da ore. Non so più quante. Il dolore al ginocchio destro è passato e le mani non tremano più. Continuo a non muovermi. Rimango immobile nella mia postazione. Invisibile. Impalpabile.
La porzione di mondo che sto osservando mi scivola veloce davanti agli occhi, dettaglio dopo dettaglio, monotona e piatta. Ho imparato a memoria ogni sfumatura della strada, le facce dei commessi, il colore delle auto parcheggiate lungo i marciapiedi, i caratteri delle insegne illuminate, il numero delle finestre dei palazzi,
Underdogs n.26
Se non vivete in una comune come me, se non vi rallegrate di vedere gli altri, se siete acidi e credete di essere intelligenti, se non fate merenda a una certa ora con gli amici, se non ballate, se pensate di essere forti perchè esistono i violenti, se le bestie vi fanno schifo, se calpestate questo giardino per dispetto, siete finiti! C'è tanto spazio: circolate, muovetevi! Chissà che non riusciate, infine, a capire che migrare, spostarsi, camminare, viaggiare, sono diritti naturali!
Il mostro prima del campanello
Sono arrivato a casa di lei intorno alle cinque del pomeriggio. Ma prima che suonassi il campanello, una strana creatura verde ha richiamato la mia attenzione.
Un verso, come un grugnito di maiale.
Eppure la creatura era piccola, sembrava un geco dai contorni del muso umani e faceva questo versaccio disgustoso. Mi ha guardato con occhio truce dall'alto del tetto, poco sopra la porta d'ingresso
della villetta.
Testuggine
Lui l'avrebbe chiamata così. Altro che i bei nomi di principi e ammiragli, l'isola che non c'era e poi ci fu e che oggi ancora non c'è e forse domani tornerà.
Lì, a nemmeno duecento braccia di mare una mattina t'appare e ti dici: cos'è? Galleggia? Affonda?
Segni della croce, fiumi di rosari, interrogazioni di vetuste quanto inutili mappe marine. Testa ciondoloni, sconforto, un po' di euforia in qualche altro. Tutti gobbi a compulsare i professoroni venuti da fuori, per trarsi d'impaccio, darci una ragione.
Natale a Città del Capo
S'era incazzato come una bestia.
Franco era sempre incazzato. A volte più del solito e quella volta s'era incazzato come una bestia. Aveva preso quel figlio di troia e l'aveva scaraventato contro la finestra che dava sul cortile. Un casino. Il vetro era esploso e le schegge avevano fatto un macello sul corpo del figlio che, coperto di sangue, s'era messo a strillare come un ossesso. S'era salvato perché la finestra stava a piano terra e perché Emma era uscita dalla camera da letto e,
Il bambino sputa latte.
Nell'aprile del 1938 nacque un bambino che non riuscirono mai a battezzare perché ogni volta che sua madre lo portava in chiesa per la cerimonia, lui iniziava a sputare latte e il parroco del paese non tollerava che gli si sporcasse il pavimento della sacrestia.
Nel frattempo la città nella quale nacque il bambino sputalatte stava passando alla storia perché durante la guerra fu rasa al suolo. I morti furono centinaia di migliaia. La chiesa fu distrutta, anche sua madre fu ammazzata.
Mini trilogia
Passione
Anche se stavano insieme ormai da molti anni, capitava raramente che potessero dormire insieme. Ma quella notte erano riusciti a prendersela, una notte intera, un miracolo. E a casa di lui dove, per ovvie ragioni, non potevano vedersi mai. Erano sempre innamorati come due ragazzi. E quella notte erano stati, se possibile, ancora più felici.
Resistenza al presente
Non so nemmeno io com'è iniziato.
Com'è che ho cominciato a ingarbugliarmi, a diventare rossa.
Giravo per la strada, camminavo e lavoravo, ma le prospettive si erano modificate in modo radicale. Era un mondo fatto di carta di giornale in cui tutto si stropicciava in un istante.
Di punto in bianco mi sono ritrovata nel pieno di una colossale sbornia.
Era così assurda questa situazione, che la negavo categoricamente.
A bassa voce.
A bassa voce. A luci ferme. Come deve essere.
Guardai la mammella della ragazza che si disegnava sotto il camicione.
Aveva capelli rossi lunghissimi, brucianti, e la pelle del colore del marmo si disfaceva a quel calore.
Ebbi un guizzo molle al basso ventre e provai l'ebbrezza di abitare il suo desiderio là, dentro la luce squadrata.
Allo Zoo di Berlino
Dopo due anni di lavoro continuato finalmente stavamo per partire per una breve vacanza. Che ci era stata regalata per fortuna, noi non ci avevamo pensato a fermarci, neanche per un paio di giorni, andare da qualche parte, vedere qualcosa. Ma come cazzo avevamo fatto?
Atterrammo a Berlino, e subito entrammo nel fiume calmo della città, subito ci prendemmo la nostra quotidianità, come se dovessimo viverci per sempre.
Ci dimenticammo di tutto, tenemmo solo a ricordarci che era la nostra vacanza, i nostri giorni di assoluta libertà, e così dovevamo essere e sentirci.
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