Racconti

Testamento
Feci testamento a quattro anni. A nove anni fumavo le nazionali e le galois di papà. Solo a tredici anni misi per la prima volta il rossetto e i tacchi e le tinture ai capelli mi hanno rovinato dopo i diciannove anni. Mi chiamo Dyna Temple. Non ho età. A quarantesei anni ho indossato la minigonna; fino ad allora ero una specie di hippy di città, alla moda mia, sgargiante e fantasiosa, imitata da amiche e vicine di casa. Veniamo al dunque però, veniamo a dire di quando imparai a scrivere di getto. Avevo davvero quattro anni e avevo appreso da sola seguendo papà.

Dei nostri giorni
La sveglia manda un suono fastidioso e intermittente, fino a quando la mia mano non lo interrompe con una leggera pressione sulla plastica. Apro gli occhi. il tempo ormai non si misura più con il movimento di una lancetta su un quadrante o con l'avvicendarsi di numerini luminosi: ora è scandito da suoni lunghi o brevi, accordati su tonalità differenti secondo il compito predisposto, che debbano controllare la cottura di un cibo o il nostro riposo notturno. Capita talvolta che i diversi suoni si sovrappongano o si uniscano in brevi frasi musicali dettate dal caso.

Underdogs n.5
Buongiorno gente del kamasutra, si fa per dire. Buongiorno a voi in ascolto, a chi trova buone certe cose e lo sa da sé: le accetta come sue, ossia, non impartite, non autorizzate da una qualche guida, capo, o maestro che sia. Take another little piece of my heart, cantava Janis Joplin e urlava in quella maniera rischiosa per le coronarie tra un goccio e una paja, tra un buco e un altro, tra il morbo di vivere e l'amore che non si capisce che cos'è. Con l'amore si torna perché si è partiti col sesso, l'uno e l'altro non bastano; sono invenzioni per legare, per attrarre, per catturare, infine per procreare, progettare, investire.

Esproprio proletario natalizio
Minchia che freddo...e per un gioco, poi...
Era attaccato alla ringhiera con una mano, nell'attesa che tutti se ne andassero.
Ma d'altra parte...se lui mi ha chiesto quello, devo cercare di averlo...
Sentiva l'aria che gli congelava le nocche delle dita, mentre la testa andava al figlio, Luca, che non aveva ancora l'età per capire, ma soprattutto per conoscere, il mondo di merda nel quale era nato.
Mario era appeso per una mano e con l'altra teneva il sacco di iuta riempito di polistirolo. Stava così da quasi due ore e si sentiva i crampi nello stomaco. Guardava il cenone natalizio della famiglia Roversi.

Il Raincheck (traduzione dall'americano di Stefania Rega)
Adesso non saprei più dire cosa ho conosciuto prima, la donna o il Raincheck Lounge. Spesso ho la sensazione che siano entrati nella mia vita contemporaneamente, che si siano concretizzati con straordinario sincronismo qui, in questa città, che allora mi era ancora estranea. C'era anche un uomo, ma è arrivato dopo, troppo tardi perché io capissi chi fosse. Non chi fosse davvero. Non intendo questo. Nessuno può saperlo. Intendo chi fosse rispetto a me, e alla donna, e al Raincheck.

Il club di Ricky e gli altri
Erano in quattro: Ricky, Sonny, Clever e Levinski. Non erano nati, né stati allevati nello stesso quartiere; nemmeno, avevano frequentato la scuola insieme.
- E come ciaccio lo hanno fondato il club? –
- Non essere impaziente. Le storie hanno sempre una fine che è la cosa più facile da conoscere. Da dove si comincia è più difficile stabilire. –
- Già, già! La solita melina: chi siamo e che ci stiamo a fare qui? Da dove veniamo? Uff! Non possiamo per una volta, andar per le spicce? –
- Devi imparare a frenare la curiosità, Dave! Ascolta e basta. –

Solo per un caso della vita
"Allora è pronto?"
"Beh, pronto è una parola grossa, diciamo che sono qui"
"Se non vuole possiamo lasciar perdere"
"Non crede che sia un po' troppo tardi?"
"No, credo che, se non vuole, è ancora in tempo per ripensarci e tornare indietro"
"Ascolti, cerco solo di andarci un po' cauto. Sarà pure normale no?"
"Cauto?"

Un cesso di casa
Ci eravamo persi di vista da un bel po', o forse ero stato io a perdere di vista quel mio caro amico.
Sapevo dove abitava, io avevo girato per il mondo, lui era rimasto fermo lì, nella casa che si era costruito da sé.
Non so perché avessi deciso proprio ora di andarlo a trovare, forse perché era meglio che non andarci come avevo fatto per tutti questi anni.
Vista da fuori la casa era esattamente come la ricordavo, l'avevo vista venire su dallo scavo di fondazione.

Underdogs n.4
Che giorno speciale con le underdogsnews di PeeDee arrivate dall'aldilà! Buongiorno frittelle, sacchi di monnezza, fratelli serafici e sorelline già di maquillage vestite! Buongiorno a voi in ascolto: "it's one two three, what're we fightin' for?" Don't ask me I don't give a damn ...
E andiamo a visitare il sistema infradimensionale delle presenze; abbandonate l'idea di un viaggio nel tempo oh passatisti, oh futuristi! Vi presento Nikola Tesla che dovette attendere i favori di Morgan – magnate della corrente elettrica in piena rivoluzione industriale – per 30 anni e risposta non ci fu, perché Edison – Modernista Elettrista – rifiutò di collaborare col genio di uno slavo. In the shuffle madness of the locomotive breath...

Il frutto dell'amore
Viola guidava con l'autoradio accesa, i tergicristallo pulivano ritmicamente il vetro. Pioveva solo da qualche minuto, una pioggerellina sottile, e l'asfalto cominciava appena a cambiare colore. La strada era un nastro attorcigliato sul costone di una montagna, a destra la roccia, a sinistra il vuoto.
Viola non aveva nessuna fretta. Poteva continuare così, a 50 Km all'ora, fino alla fine. A stento notava che dietro di lei si era formata una coda. Continuava ad ascoltare la musica, a guardare attentamente la strada, seguire dolcemente le curve.
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