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Il Paradiso degli Orchi
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Cinema e Musica

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Alfredo Ronci

Il compositore che piacerebbe a Bertolucci: 'A Mäe' di Rodrigo Leao & Cinema Ensemble.

Più passano gli anni e più si capisce che il leader incontrastato dei Madredeus era proprio Rodrigo Leao. Con la sua uscita il gruppo ha perso un po' di smalto (c'è qualcuno che li ricorda dopo Ainda?) ma gli ascoltatori hanno guadagnato un compositore coi fiocchi, uno straordinario assemblatore di musiche da film.
Già Cinema, del 2006, aveva detto abbastanza con la perfetta mescidazione di generi, dal pop al classico alla colonna sonora:

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Adriano Angelini

L'inossidabile elettro danza dei Fratelli Chimici. 'Further' dei Chemical Brothers.

Primo venne il singolo. Swoon. Un tormentone inascoltabile e monocorde, riempito a tratti dal solito dirompente crescendo techno, e un video beota col quale si sono riannunciati al mondo. Eccoci, siamo tornati, siamo i Fratelli Chimici (in arte Chemical Brothers) e veniamo per farvi s-ballare, al solito. Solo che stavolta pure se la radio l'hanno lanciata come si deve, il successo non è stato così clamoroso. E allora, per curiosità, ho comunque voluto dar loro fiducia. E ho fatto bene. Perché anche stavolta il duo Rowland/Simons ci ha preso. Swoon è solo un noiosissimo incidente di percorso.

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Alfredo Ronci

Luci e soprattutto ombre nella disperazione di Brendan Perry: dopo nove anni arriva 'Ark'.

Eh sì, abbiamo dovuto aspettare ben nove anni per avere il seguito di Eye of the hunter, lo splendido lavoro solista dell'ex cantante dei Dead can dance. Lavoro che a qualcuno aveva fatto gridare al miracolo per quella sorta di 'intuizione' buckleyana che si credeva definitivamente perduta (l'anno prima, esattamente nel 2000, Brendan Perry aveva già mostrato la sua venerazione per lo sfortunato artista, partecipando al disco Tribute to Tim Buckley e convincendo col rifacimento di un classico: Dream letter).

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Alfredo Ronci

L'Elvis più bello di sempre è tornato. 'Live at the Fillmore' di Chris Isaak.

C'eravamo appena compiaciuti con un album, Mr Lucky, che aveva colmato una lacuna durata ben sette anni (le ultime cose erano state un live in Australia, un best ed un disco natalizio) che Chris Isaak, icona sexy di almeno due generazioni, ci regala un altro live. E che live!
E' davvero un piacere sentirlo, con quell'inflessione presleyana che non ha mai fatto gridare alla scandalo, tanto meno al plagio, semmai ha deliziato folle intere con una misura ed una qualità che lo hanno reso unico nel panorama pop internazionale.

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Alfredo Ronci

Basterebbe la sua voce... ma ormai la si ignora: Joan Armatrading e l'ultimo disco 'The Charming life'.

Quando si tratta di lei non sono obiettivo: io sono cresciuto con Joan Armatrading. E l'artista ha alle spalle una carriera formidabile e lunga: il suo eltonjohniano esordio Whatever's for us risale ormai al 1972. Non so cosa succeda in patria, in Inghilterra, cioè se abbia ancora un discreto seguito e se sia considerata quanto vale, qua da noi ormai è finita nel dimenticatoio (la copia di questo suo ultimo lavoro, unica in negozio, l'ho dovuta contendere ad un altro povero disgraziato come me).

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Adriano Angelini

Un Robert Smith de-luxe (da anni in assenza di cose nuove e degne), ripropone il suo gioiello di famiglia: Disintegration.

Che Disintegration sia uno degli album più belli della storia della musica credo sia cosa ormai acclarata. Non esistono Pink Floyd senza The dark side of the moon (per alcuni The wall), non esistono Beatles senza Yellow Submarine, non esistono Cure senza Disintegration, appunto. A vent'anni (ventuno per la verità) dalla sua prima uscita, viene riproposta questa de-luxe version, un cofanetto con tre CD, uno dei quali composto di B side e remix dei pezzi principali. Pezzi che, a riascoltarli uno a uno, fanno venire i brividi.

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Alfredo Ronci

Sharon Jones &The Dap Kings: I learned the hard way. Come va suonata la musica.

Lei ha fatto un mazzo così per arrivare dov'è arrivata ed il titolo del disco I learned the hard way la dice lunga: 'Ho imparato a mie spese'. Ed ha ragione. La sua vita non è stata per nulla facile (fino a qualche anno fa lavorava ancora come guardia carceraria) e quando è arrivato il successo (anche se parziale rispetto ad altre 'negritudini', pensiamo a Mary J.Blidge o a Beyoncé) non è stato soltanto un punto di arrivo, ma anche la certezza di aver conquistato un enorme credito presso i colleghi e gli artisti più sensibili

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Adriano Angelini

Se la notte dell'elettronica non scende mai. Unkle: 'Where did the night fall'

C'è un che di immarcescibile in certa musica elettronica. Soprattutto in quella che riesce a mescolarsi con altri generi e, da essi, a trarre nuova linfa. Dj Lavelle, oxfordiano bene e di buoni ascolti è sempre riuscito a spiazzare piazzando progetti in un certo senso cross-over (nel senso di attraversamento dei generi). Entusiasmò nel lontano 1998 con DJ Shadow e quel capolavoro assoluto che era Psyence Fiction (in cui figuravano guest star del calibro di Richard Ashcroft e Thom Yorke).

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Alfredo Ronci

Le sorelline Cassidy si accontentano della sufficienza, come a scuola. Cocorosie: 'Grey oceans'.

Viste dal vivo sono curiose: arrivano sul palco trascinandosi dei borsoni da cui tirano fuori di tutto. Bambole, carillon, giocattoli, sonagli, quisquiglie e pinzillacchere. E quando cominciano a suonare credi pure che tutto abbia un senso... ma che il concerto non superi l'ora, altrimenti son guai. E non chiedetemi, per quieto vivere, il perché.
Bianca e Sierra Cassidy, al loro esordio, divisero il mondo musicale, soprattutto indie: chi le giudicava profondamente innovative, chi due palle al piede nella loro monotona allure

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Adriano Angelini

No, i National non sono il solito gruppo che imita l'ondata Joy Division...

Quando ci si imbatte in un album come High Violet e lo si ascolta per la prima volta e questa prima volta lascia perplessi ma poi viene la voglia di riascoltarlo e dopo la seconda, la terza, la quarta volta ci si accorge che sì, c'è effettivamente qualcosa in quei suoni; bè... quando succede questo e quando alla fine non puoi più smettere di ascoltarlo; bé... forse siamo in presenza di un capolavoro. Ora, magari questa parola è un po' abusata di questi tempi ma personalmente cerco sempre di centellinarla e sulla pagine di questa rivista nei primi mesi del 2010 la palma se l'è aggiudicata solo Four Tet.

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