Racconti

Il funerale di Malatesta
Dalla camera da letto non proveniva alcun rumore, neppure il rantolo del vecchio. Il brigadiere fece un gesto col capo ai due piantoni ed aprì la porta. Capirono immediatamente. Trovarono le donne in silenzio nella penombra, l'una accanto all'altra, ai piedi del letto. Il medico scriveva qualcosa seduto al tavolino. Il nipote invece leggeva delle carte, forse lettere, forse documenti; ne teneva tre o quattro tra le mani. "Fermo là" gridò la più giovane delle tre guardie. Il nipote si immobilizzò, spaventato. Le donne si girarono di scatto, guardarono i poliziotti con ferocia. Il brigadiere disse calmo: "Fate la cortesia, lasciate stare quelle carte".

Quel vecchietto che faceva
Quel vecchietto che faceva col tamburo rataplàn era stato impiegato delle poste, e apposta aveva impiegato due anni a tappezzare la camera da letto con le pubblicità tagliate dalle riviste o dai pieghevoli: famiglie felici, bimbi di varia fattura che ci aveva asportato l'inguine inteso come frazione incriminante, non si sa mai, esotici panorami incontaminati del bagnoschiuma, case di sogno e altri beni immobili e paralitici. E poi le raffaelle i fiorelli i carli i pupi (...)

Alberi vuoti
L'indecisione era stamattina se provare a mandare i miei racconti in giro per il mondo – anche se la mia simpatica lingua è poco parlata nel mondo – o mettermi a scrivere qualcosa. Certo io il livello delle frasi del vecchio Buk non lo raggiungo. Alcuni credono che Bukowski fosse depresso, ma mi sa che quel furbacchione del vecchio Buk alla fine era molto meno depresso di tutti noi, lui l'ha capito e per questo è un grande.
Comunque non posso tirare avanti a sfruttare la sua figura, non mi piace, e di solito non lo faccio mai, non uso mai nemmeno le citazioni, le raccolgo,

Incidente
Oggi guidavo e come il codice della strada raccomanda guardavo ben diritto davanti a me.
Situazione perfettamente sotto controllo velocità moderata distanza di sicurezza rispettatissima un vero autista modello.
Con indosso persino un bel vestito ed un sorriso smagliante che voglio uscir bene se mi fanno la foto.
Chilometri e chilometri attento a tutto e concentratissimo sul brevissimo futuro ovvero ciò che i miei occhi le mie retine i mie nervi vedono davanti a loro e trasmettono al mio cervello iperfocalizzato sul difficile compito di condurre l'autoveicolo.
Poi, d'improvviso,

Andrea
Andrea si scaraventò con furia fuori dall'auto, affogando tra i detriti umani, calpestando la sabbia fangosa e la polvere dei ricordi ormai lontani.
Si tuffò nel buio di una notte estiva qualunque, con la testa immersa nel mare grigio, come il suo vomito.
Lei non aveva mai notato, in tutto quel tempo che lo conosceva, una tale por-tata di energia. Era come se fuggisse da qualcosa, da una fine tanto anonima quanto imminente. La sua.

Polvere
Edo si era portato via il suo vecchio cuore. Il suo Edo: quarant'anni di vita insieme, un matrimonio, una casa, tre splendidi figli, tante lacrime e tante risate. Le foglie d'autunno cadevano lente sul giardino trascurato, come le lacrime lungo le rughe del viso, senza emettere alcun rumore. Ogni ruga era un ricordo con Edo. Tutto avevano condiviso, fino a dimenticarsi chi erano prima, come i loro cuori semplici potevano aver battuto prima di conoscere l'altro, tanti anni addietro.

In paradiso - Lovesong
Si conoscono da cinque minuti, piacere, Emma, piacere, Fausto, ma sanno già che faranno l'amore. È il 9 novembre 1989, "una notte storica per i berlinesi e per il mondo intero. Cinquantamila persone hanno varcato da est verso ovest accolti dall'abbraccio fraterno di una città in festa ....Un fiume di folla in festa passa, i berlinesi dell'Ovest applaudono, tanti giovani, giovanissimi in festa che dell'Occidente, della libertà, sapevano solo quello che gli avevano raccontato i loro genitori.

Efferato delitto oggi in cronaca.
Si tolse gli occhiali, posò il giornale sgualcito e guardò verso il bancone del bar. Il proprietario gli volgeva le spalle e stava ordinando bottiglie sopra le mensole. Il ragazzo era sulla soglia del bagno a terminare le pulizie con la varechina. Se ne sentiva l'odore. Nessun altro in giro.
Veloce egli afferrò una manciata di tovagliolini di carta dal tavolo e si asciugò gli occhi e poi si soffiò il naso. Dette un colpo di tosse e sputò un grumo di saliva in un nuovo quadrato di carta.

Shining
Avevo i miei privilegi.
Credo di essere stato il primo bambino italiano a conoscere la storia di Shining, il romanzo dell'orrore di Stephen King da cui Kubrick ha tratto il film con Jack Nicholson. I miei genitori, che spesso hanno di queste intuizioni, comprarono il libro quando ancora King non era nessuno. La traduzione italiana aveva per titolo Una splendida festa di morte e in copertina c'era un bambino con una camicia da notte e una faccia verdognola, poco sana, bisogna dire: più che spaventato sembra reduce da un'intossicazione alimentare.

LatRin America
Pedro inspira a piene narici e si sente nuovamente Dio. Il carcere, l'aeroporto, i cani, gli ovuli, il senso di vomito, i ricordi tutti si affievoliscono. Nitida è la sensazione del metallo nella mano. Spara ed il cranio di Martinez salta. Uno schizzo di sangue vicino allo stivale. Una macchia insignificante, per chi in questo momento è Dio.
Lo vedo tirare un calcio al costato del cadavere ed allontanarsi tranquillo, onnipotente. I problemi odierni sono risolti, può rilassarsi. Bere. Scherzare con i compagni.
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